Vita da blogger: considerazioni sparse e zebedei rotanti

Condividi su facebook
Facebook
Condividi su twitter
Twitter
Condividi su pinterest
Pinterest
Condividi su linkedin
LinkedIn

Voglio scrivere un post un po’ diverso dal solito, un post che medito da un po’, un post che sarà viscerale e che ad alcuni, molti, non piacerà. Un post che capiterà sotto gli occhi di tante persone che hanno una coda di paglia così gigantesca che potrebbero spazzare un intero palazzo.

Prima che mi si tacci di non professionalità perché mi faccio prendere “di pancia” in una situazione lavorativa, ci terrei a sottolineare che questo blog è sicuramente da annoverare tra i lavori, ma non è ciò che mi fa portare il fieno in cascina ogni fine mese e, pur essendo il mio biglietto da visita e pur avendomi offerto innumerevoli possibilità, i miei guadagni mensili provenienti da M.O.M.A., a dispetto di quello che in molti pensano genericamente dei fashion blog, sono quasi pari a 0.

Dunque non scrivo per interesse economico, scrivo perché mi stanno frullando gli zebedei da più di un mese a questa parte e ho bisogno di sfogarmi, e questo blog è mio e ci scrivo quello che voglio, come facevo all’alba dei tempi quando gli uffici stampa ancora non sapevano che faccia avessi e le foto le prendevo io dal web cercando di farle apparire decenti con photoshop e il mood casereccio aveva il sopravvento perché mai avrei pensato di poter arrivare ad un certo livello di visibilità.

Visto dall’esterno il mondo dei fashion blog non so cosa possa sembrare: cottillons e lustrini? Sorrisi e ciglia finte? Regali costosi e sorrisi vacui?

Beh avete ragione, il mondo dei fashion blog è anche questo. Non per tutti però. C’è chi, come me, voleva fare la giornalista di moda, e ci ha provato, sul serio, mandando curriculum a destra e a manca (credo che alla Condé Nast abbiano un embargo su chili di carta che portano il mio nome), senza avere una minima possibilità perché “l’editoria è in crisi”, “non possiamo avere altri collaboratori pagati” (e per raggiungere l’agognato tesserino da pubblicista, pagato lo devi essere per forza!). Così mi sono rimboccata le maniche e mi sono detta: “ok Ale, nessuno ti può far lavorare in questo settore, mentre fai altro, tieniti la tua passione come hobby e apri un blog”. Così è nato M.O.M.A., per la semplice voglia di non accantonare un sogno, e adesso, a distanza di due anni e mezzo abbondanti, partecipo ad eventi e press day al fianco di quelle stesse giornaliste a cui tanto avrei voluto assomigliare e che nel 90% dei casi odiano le fashion blogger per la fetta di mercato rubata.

Ma non volevo parlare di questo, volevo parlare soprattutto di un altro aspetto, che poi è quello che mi fa davvero frullare gli zebedei. In giro c’è gente che pensa di essere circondata da colleghe blogger del tutto cretine e che si fanno manipolare come burattini. Beh, io non sono così. Buongiorno, ho detto una novità?

Io ascolto, vedo, imparo, faccio le mie considerazioni. Io spesso mi sento a disagio e fuori posto perché vedo tante persone con in mano un potenziale (e la fortuna di fare questo lavoro), buttare tutto in caciara sia in termini di immagine che in termini puramente scrittori. Vedo sempre e solo le stesse persone andare avanti in virtù di meriti che nessuno riesce a chiarirsi, ma si sa, in Italia funziona così, meritocrazia è un termine nebuloso… Merito-che?

E poi vedo la competizione, anzi, la sento. Sento che c’è chi controlla i tuoi dati, chi ti “spia” su Alexa e a momenti sa meglio di te come hai performato in un intero mese. C’è chi si prende la briga di stilare delle classifiche e di venderle alle aziende come un valido strumento di marketing quantitativo. E la qualità? Si, la qualità, quella cosa che non è misurabile con un numero ma è misurabile con il sentiment delle persone che ogni giorno ti leggono, ti seguono, fanno il tifo per te, ti chiedono un consiglio e magari escono e vanno a fare un acquisto in un negozio proprio perché tu hai messo l’anima a descrivere un prodotto. Tutto questo dove lo mettiamo? Conta per un’azienda?

Conta per un’azienda che chi scrive sul web sia obbiettivo  o conta solo che ne parli? Per una casa cosmetica è più utile una recensione “amazing” a tutti i costi o una recensione che metta in luce pregi e difetti di un prodotto indirizzando le proprie lettrici-consumatrici verso una scelta giusta?

Lo chiedo a voi PR, lo chiedo a voi web marketer, lo chiedo a voi aziende.  Perché talvolta pensate che io e tante altre siamo qui a pettinare le bambole, asciugare gli scogli e smacchiare i leopardi? Che siamo qui ad aspettare che ci mandiate articoli già scritti con preghiera di pubblicazione, senza modificarli però, che poi il cliente si risente, e senza provare il prodotto che non c’è budget e senza ricevere un compenso che poi siamo condizionate.

Ma io dico, scegliere due o tre blogger, le mie stesse colleghe, a cui fare regali costosi e poi venire da me con un semplice comunicato a raccontarmi stronzate sulla mancanza di budget non è una presa in giro? Perché mai dovrei spendere il mio tempo a scrivere un articolo sul vostro brand?

Tenetevi le vostre preziose blogger-burattino e scontratevi con un muro di gomma fatto di non qualità, pressapochismo, arrivismo, cattiveria, piaggeria e lasciate pure me e tante altre che cercano di costruire qualcosa di bello a scontrarci contro i soliti favoritismi e contro centinaia di mulini a vento.

E a tutte le colleghe che magari leggeranno e metteranno un mi piace, dico, fatevi, facciamoci un esamino di coscienza, di chi è la colpa se ormai nel mondo dei fashion blogger vige una totale anarchia di metodo di lavoro? Di chi è la colpa se le aziende continuano a proporci collaborazioni assurde se non di quelle persone che pur di digitare sulla tastiera la parola c-o-l-l-a-b-o-r-a-z-i-o-n-e venderebbero anche i propri genitori al mercato nero, salvo poi lamentarsi con le amiche della scarsa libertà di espressione e di una scarpiera troppo piena?

Fossero questi i problemi, dico, fossero questi.

Ora me ne vado, in pace, a cercare di trascorrere un weekend lontana da meccanismi che, soprattutto in quest’ultima settimana, mi hanno fatto alzare dal letto ogni giorno mettendo in discussione quello che ho costruito in due anni. E poi lunedì, si vedrà.

Alessandra Pepe

(modertamente incazzata e tavolta scrittrice impulsiva)

Condividi su facebook
Facebook
Condividi su twitter
Twitter
Condividi su pinterest
Pinterest
Condividi su linkedin
LinkedIn