Cocida L’Illusione: il nuovo album e il nuovo sound

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Si intitola L’Illusione il nuovo album dei Cocida. No, forse non conoscerete questo nome, ma sono sicura che in realtà è un “non lo conoscete ANCORA” questo nome. Gufata nei confronti dei miei amici musicisti? No, più che altro un augurio sincero da parte mia. Su MOMA ve ne avevamo già parlato in una bella intervista realizzata da Riccardo Chiozzotto in merito alla loro attività di busking a Milano, attività con cui li abbiamo conosciuti, amati e seguiti nel loro percorso artistico.

Un percorso professionale interessante quello di Mariano Ciotto, Davide Benecchi e Fabrizio Carriero, rispettivamente voce (e ukulele), chitarra e batteria. Un percorso che parte da lontano e unisce musica, amicizia e affinità artistiche che li hanno portati, con pazienza e costanza, ad essere oggi un gruppo assolutamente conosciuto e apprezzato nello scenario indie-alternativo milanese e, ci auguriamo (e 2!) presto in tutta Italia. Tantissime le performance ogni mese, molti i concorsi a cui hanno partecipato, vincendo anche. Sì, perché il segreto vincente dei Cocida sono proprio le canzoni. E come potrebbe essere altrimenti per un gruppo musicale, starete pensando? Beh, meglio non darlo così scontato, oggi sono moltissimi i gruppi che si “rifugiano” nelle cover, per riuscire ad ottenere più ingaggi, e forse anche, in parte, per una mancanza di coraggio nel portare avanti la propria musica.

Mariano, Davide e Fabrizio, invece, hanno le idee piuttosto chiare su chi sono e cosa vogliono trasmettere ad un pubblico che ormai li segue in modo sempre più affezionato, sia live, sia sui Social Network, ed eccoci dunque al nuovo album L’Illusione, titolo preso da un singolo contenuto al suo interno e anche utilizzato come filo conduttore per i brani che vanno a comporlo. Si tratta di 4 cover e 5 inediti, questi frutto di circa 3 anni di lavoro e riarrangiati per l’occasione, mentre le cover sono alcuni dei brani più apprezzati durante le serate live.

Come nascono le canzoni dei Cocida?

Davide: “In realtà non esiste un procedimento specifico per la nascita di un nostro brano, solitamente siamo io e Mariano a scrivere testi e accordi, anche solo in parte. Portiamo un’idea in sala prove e poi la sviluppiamo insieme, così come insieme creiamo l’arrangiamento. Insomma, anche se l’idea parte da uno di noi, la canzone finita è frutto del lavoro di tutti, l’unico caso un po’ particolare per quest’album è stato “Soffia”….”

Ecco, Soffia, è la canzone che ho amato di più, mi raccontate come è nata?

Davide: “L’avevamo preparata per presentarla ad Area Sanremo e avere così la chance di partecipare al Festival nella categoria Giovani. Non è andata bene, ma ci è rimasto questo brano che è davvero particolare. Ha iniziato a scriverlo Mariano, dedicandolo a sua nonna, alle sue riflessioni si sono aggiunte le mie sempre pensando alla nonna e così ne è nato il ritratto di una “super nonna”, una figura in cui tutti possono riconoscere qualcosa dei loro nonni. Forse non i ragazzi più giovani che i nonni li hanno ancora, molto più la nostra generazione (dai 30 in su n.d.r.) che, invece, nella maggior parte dei casi non li ha più”.

Mariano: “Esatto. Mi sono ritrovato a pensare a mia nonna e più in generale alle donne di una volta, temprate dalle difficoltà, dalla guerra, dalla fame, che sono però arrivate alla vecchiaia”tenendo botta”. Sono quelle nonne che da piccolo ti raccontavano un sacco di storie di quando erano giovani, storie che allora non coglievi e non capivi fino in fondo, ma che da adulto, in qualche modo, ti tornano in mente e ti rendi anche conto quanto dei loro insegnamenti faccia parte del tuo percorso, anche inconsciamente. È come se fossero stati loro a scavare un percorso che hai seguito e ti rendi conto di averlo seguito solo dopo molto tempo e solo fermandoti a pensarci”.

Torniamo all’Illusione che da il nome all’album, cos’è questa illusione per i Cocida?

Mariano: “Il brano L’Illusione parla di una storia che non funziona, e quindi c’è l’illusione che la coppia stia insieme quando in realtà le due persone che la compongono hanno in quel momento delle idee completamente differenti, come se vivessero in due mondi separati in cui uno non conosce quello dell’altro. L’illusione è costituita dal fatto che per un momento sembra che siano davvero lui e lei uniti, poi, appena svanisce quel momento, entrambi si rendono conto che in realtà le cose non funzionano. Questo è l’unico brano che tratta il tema dell’illusione in modo esplicito, mentre tutti gli altri brani trattano la tematica dell’illusione in modo indiretto. Mezza vita in tangenziale, l’illusione di vivere una vita piena di impegni, sai come si dice “vedo gente, faccio cose”, quando in realtà sei schiavo della quotidianità. Hai l’illusione di muoverti, mentre invece ripeti sempre le stesse azioni e anche mentalmente, hai la sensazione che i tuoi pensieri vadano velocemente da un argomento all’altro quando in realtà sei fermo allo stesso punto. Non sono Jim Morrison, l’illusione  sta nel fatto che gli altri si illudono sempre di poter catalogare le cose o le altre persone dicendo “Tu sei simile a quello” “Tu sei uguale a quell’altro”, appena sentono raccontare qualcosa “ah mi ricordi quello”, quando invece sarebbe meglio cercare di ascoltare e vedere le cose per quello che sono senza incasellarle per forza da qualche parte. Le dimensioni non contano, è nata durante un viaggio in Indonesia: ho conosciuto la famiglia di un ragazzo che ci aveva fatto da guida, portato in giro, parlava bene l’inglese e io mi immaginavo che fosse proprio un ragazzo come noi, a livello di status sociale. In realtà aveva 25 anni, una moglie, e dei figli e l’ultimo giorno ci ha invitati a casa sua: vivevano in una capanna, completamente al di fuori dallo status che mi ero immaginato, una semplicità totale, eppure una grande felicità. Ecco perché inizialmente il pezzo si intitolava “Ti farò crescere con me”, pensavo proprio a questi bambini che crescevano sereni, in libertà, pur non avendo praticamente nulla, prendendo esempio da questo super e giovane papà indonesiano. In un secondo momento il pezzo è diventata anche una riflessione su come, da figlio, ti sarebbe piaciuto essere cresciuto da un padre.

Quale è il pezzo più autobiografico dell’album, per uno di voi o per tutti voi?

Davide: “Sono tutti autobiografici. Nascono comunque da storie vissute da noi, in passato o adesso, aneddoti che sono diventati canzoni”.

Cosa vogliono fare i Cocida “da grandi”?

Mariano: “Voglio fare il musicista! (ride n.d.r)

Davide: “Scherzi a parte i Cocida da grandi vogliono continuare a fare quello che hanno fatto fin da bambini, come professionisti. Riuscire a fare il musicista di professione al giorno d’oggi, senza essere “famosi” è una sfida quotidiana. Nel 2016 si sono mosse tante cose, tanti concerti, tante serate, il nome gira”.

Mariano: “La speranza è di creare un pubblico che abbia voglia di continuare a condividere con noi le storie che raccontiamo, che sono nostre, ma anche di tutti potenzialmente. Chiunque può immedesimarsi! Raccontiamo le storie della gente comune, come noi. Se posso aggiungere una cosa importante ci terrei a dire che questo album è importante perché il brano L’Illusione rappresenta proprio il sound che vogliamo utilizzare da ora in poi, la strada verso cui vogliamo indirizzarci. Un suono rock, con strumenti acustici però”.

Progetti futuri? Volete riprovarci con Sanremo?

Davide: “No, Sanremo è una strada che abbiamo tentato perché comunque chi fa musica pop in Italia oggi, anche se il nostro non è proprio pop, tenta questa strada. In realtà andare a Sanremo come musicista non è proprio il massimo del riconoscimento, ci sono logiche che abbassano, generalmente, il livello puramente musicale ed è una cosa di cui io non mi vanterei molto. Alcuni settori, come l’indie in cui ci riconosciamo, non vedono di buon occhio la partecipazione a Sanremo”.

Però dai, ci sono andati i Marta sui Tubi a Sanremo…

Davide: “Ci sono andati i Marta sui Tubi è vero, e tra l’altro è uno dei gruppi che maggiormente ci sono stati e ci sono d’ispirazione. Loro però sono riusciti a costruirsi dal basso un bacino di fan enorme, e hanno avuto la fortuna e il talento di imboccare fin da subito il giusto canale e a Sanremo ci sono arrivati già come Big e non tra le Nuove Proposte. Tra l’altro quello a cui hanno partecipato è stato a mio parere uno dei Sanremo migliori degli ultimi 50 anni”.

E i talent?

Davide: “Premesso che non ho nulla contro i talent per me più che musica sono programmi televisivi e stop. Questo non vuol dire che non partecipino persone di talento o che hanno fatto la gavetta esattamente come noi, ma personalmente credo che saremmo davvero troppo troppo lontani dalle logiche televisive per riuscire a trovarci a nostro agio”.

Mariano: “Noi abbiamo fatto gavetta e non abbiamo mai avuto la fortuna o la sfortuna, dipende dai punti di vista, di trovare un “manager” che ci indirizzasse, quindi abbiamo tentato molte strade. Prima un po’ di jazz, poi l’acustico, il busking, abbiamo cambiato svariate volte formazione, insomma le abbiamo provate un po’ tutte prima di trovare un sound che ci convincesse davvero. Mi darebbe fastidio adesso avere qualcuno che ci dicesse: “Fate così!”.

Fabrizio: “Secondo me c’è qualcosa di fondo, un progetto che siamo riusciti a sviluppare. Noi non avendo qualcuno che ci indica cosa fare, siamo un gruppo in cui tutti produciamo materiale proprio. Così è più difficile trovare una direzione e una tipologia di sound, quindi abbiamo scavato e provato a lungo, soprattuto Davide e Mariano, fino a trovare una situazione in cui anche io, ad esempio, posso essere me stesso, senza per forza cercare un tipo di sound che deve sfondare e “fare i soldi”. Abbiamo il piacere di esprimerci come piace a noi, e fa molto più emozionare vedere persone che ci seguono costantemente come te, anche se noi non siamo cambiati per far piacere i brani a te, sei tu che ti sei appassionata ai nostri brani, piuttosto che pensare alla grande folla o al grande pubblico”.

Questo è il frutto di una chiacchierata di circa 40 minuti, fuori da un locale, al freddo e al gelo novembrino di Milano, dopo un concerto dei Cocida. Forse non sarò stata sufficientemente distaccata come si dovrebbe fare “da reporter”, ma i Cocida sono amici, musicisti che stimo profondamente, e, in più, essendo a mia volta una cantante, è difficile mantenere un distacco emotivo dal loro percorso, di cui vado profondamente orgogliosa fin dai primissimi giorni di conoscenza e di cui mi farò sempre promotrice.

Se questa intervista vi ha incuriositi, e ne sono certa, vi invito ad acquistare il loro album su iTunes a questo link.

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