Il Viaggio di Arlo: il nuovo film Disney Pixar

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A tutti anche nella quotidianità è successo di chiedersi cosa sarebbe successo se? Se non avessimo incontrato quella persona, accettato quell’invito o fatto quella telefonata. Una sorta di effetto Sliding Doors che alleggia sulle nostre vite cambiate spesso nel bene e nel male da una serie di fatti apparentemente casuali. La domanda può essere applicata anche ai grandi eventi storici ed anzi alcuni storici si sono azzardati ad avanzare ipotesi.

Io nel mio piccolo mi sono spesso chiesta cosa sarebbe successo se Napoleone non avesse perso a Waterloo? E se l’assassinio di Cesare fosse stato sventato? E se i Persiani avessero vinto i Greci? Tutte queste domande producono un effetto a farfalla che lascia immaginare storie per l’umanità tutte diverse ed alternative, ma comunque possibili. È proprio su un “e se” che i Pixar Animation Studios hanno immaginato un mondo completamente diverso da quello a noi noto e l’ipotesi che loro hanno lanciato sul tavolo va a toccare gli inizi: cosa sarebbe successo se l’asteroide che ha cambiato per sempre la vita sulla Terra non avesse colpito il nostro pianeta e i dinosauri non si fossero mai estinti? Eccoci quindi proiettati nella preistoria a vivere il viaggio di Arlo, un dinosauro erbivoro che ha come amico un bambino di nome Spot, che si comporta come un vero cagnolino. I piani quindi sono ribaltati: non è l’uomo protagonista, che è ancora indietro nell’evoluzione, ma i dinosauri che hanno appreso le tecniche agricole di coltura dei campi e di allevamento. Come suggerisce il titolo italiano, si parla di un viaggio e, come nella migliore tradizione letteraria da Odisseo a Gulliver ad Ulisse di Joyce, il viaggio è di scoperta e formazione. L’impatto con una realtà altra, diversa da quella conosciuta, aiuterà Arlo a superare le proprie paure, i propri limiti rendendolo così conscio di ciò di cui è capace. “Arlo deve superare le sue paure”, spiega il regista Peter Sohn. “Suo padre sa che è in grado di fare molto di più di quel che crede, ma per scoprirlo, dovrà compiere un lungo viaggio, fisico ed emotivo”. Arlo, infatti, è un giovane dinosauro che ha paura persino delle galline a cui deve dare da mangiare. Più piccolo di dimensione rispetto ai suoi fratelli, non riesce a stare al passo con loro nonostante il padre lo sproni a superare le paure per vedere la bellezza intorno. I suoi fratelli ed anche i genitori hanno già impresso la loro impronta sul granaio, impronta che indica il superamento di una prova utile per il bene della famiglia. Solo Arlo non vi riesce incapace di portare a termine i compiti più semplici. A spezzare la vita di Arlo involontariamente è Spot, che come un parassita mangia di nascosto le provviste della famiglia. Il padre di Arlo per far sì che il figlio abbia coraggio spinge il figlio nell’inseguimento del cucciolo d’uomo, ma viene travolto dal fiume ingrossato dalla tempesta. Arlo si sente in colpa per la morte del padre e appena rivede Spot lo insegue, volendo vendicare la vita del genitore, ma finisce nei guai e lontano da casa. Sarà proprio Spot a salvargli la vita, procurandogli il cibo e aiutandolo a ritrovare la forza per intraprendere il viaggio verso casa. Tra i due si crea un intenso legame, tra un cucciolo d’uomo che sa cavarsela da solo grazie all’istinto e un dinosauro, perso nel mondo di cui non sa giudicare ancora i pericoli, non essendo mai uscito dai confini della sua famiglia. I due incontrano una serie di personaggi, fra cui predatori, pterodattili e una famiglia di T-Rex. Sarà proprio papà T-Rex a spiegare ad Arlo che tutti, persino lui, hanno paura, non saremmo vivi se non la provassimo, ma bisogna saperla vincere. Tutti questi personaggi contribuiscono mano mano alla evoluzione di Arlo, che è sempre più sicuro di sé mano mano che ritorna a casa e più diventa profonda l’amicizia con Spot, in cui Arlo trova un compagno, un confidente con cui poter piangere la morte del padre e cercare di superare il dolore.

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“Il Viaggio di Arlo è uno dei film più emozionanti che abbiamo mai realizzato”, afferma il produttore esecutivo John Lasseter. “E’ divertente, intelligente, ricco di emozioni profonde. Il pubblico impara ad amare Spot e Arlo contemporaneamente. Il loro legame è originale e interessante, molto diverso da ciò che abbiamo messo in scena finora. È un film davvero speciale”. Speciale anche per l’ambientazione che riprende i paesaggi del Nord West degli Stati Uniti ed è completamente esterna. Per realizzare le variazioni climatiche alla Pixar hanno creato una vera e propria library con vari tipi di pioggia e di nuvole che potevano essere mescolate e abbinate fra loro, oppure allungate, compresse e manipolate, al fine di ottenere il risultato desiderato. Da notare che Le nuvole, che vengono realizzate di solito attraverso il matte painting (pittura di sfondi), nel Il Viaggio di Arlo, per la prima volta in assoluto, sono completamente tridimensionali e la differenza si vede: acquistano spessore, luminosità e impatto scenico, così che le tempeste che infuriano spaventando il piccolo Arlo rivelano tutta la loro potenza distruttiva, su cui alla fine il dinosauro riuscirà ad imporsi pur di salvare Spot. Solo dopo aver salvato Spot è fatto pace con il fantasma del padre, Arlo può tornare alla sua famiglia finalmente grande, non di dimensioni, ma di cuore e spirito, pronto a affrontare la vita, tanto che la madre lo scambia per il padre, perché vedere il mondo gli ha permesso di capirlo e dominarlo ed anche Spot può tornare dai suoi, con cui finalmente non gattona più, ma aiutato si erge sulle due zampe. Un viaggio, dunque, che ha cambiato la vita di Arlo e Spot e li ha resi non più ragazzi, ma adulti pronti a lasciare un segno, o per meglio dire… un’impronta.

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