Noi donne, il cavallier, le urne, gli amori

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Noi donne, il cavallier, le urne, gli amori.

Ho bazzicato poco i social in questi giorni, anzi, il giusto. Ho guardato sì i Tg serali, ma quasi per sbaglio. Ho consultato i quotidiani online tutti i giorni, ma distrattamente. Nessuna storia mi ha appassionato in quest’ultima settimana. Nessuna tragica – tragicomica – vicenda umana ha attirato la mia attenzione. Nessun happy ending abortito ha stuzzicato la mia curiosità morbosa.

Ho visto e sbirciato di tutto, ma nessuno mi ha ispirato quanto te, G. Sì, perché ci siamo passate un po’ tutte, G. Perché in tante abbiamo inseguito le lanterne per poi ritrovarci con un pugno di lucciole in mano. O di mosche, cambia niente. Perché in tante abbiamo affrontato terremoti, eruzioni, cataclismi vari, ostacoli più o meno insormontabili per un uomo – l’uomo che ci illudevamo fosse quello giusto al momento giusto -, finendo col ritrovarci sole, disilluse, travolte da uno Tzunami di merda. 

Tocca esser sinceri con sè stessi in questi casi: abbiamo sbagliato a crederci, G.  E a credergli. Perché se attraversi il fuoco con un ghiacciolo in mano, finisce che il ghiacciolo si scioglie. Sempre.  E fidati, G, che alla fine s’è squagliato pure quello di Jovanotti. Ma lui questo non te l’ha detto: comodo raccontare solo le cose belle, la sintonia che si rafforza, il senso di onnipotenza dato da un sodalizio che immagini eterno. 

Comodo. 

Bello il Big Bang, ma come la mettiamo con lo Tzunami di merda di cui sopra?  Raccontacelo tu, G, il senso di sconfitta che punge dentro quando si giunge all’epilogo, quando fai due conti e ti accorgi che quel sodalizio è durato all’incirca quanto una banconota da 50€ il primo giorno di saldi da Zara. Raccontacelo anche se già sappiamo, G. Perché l’inizio è speciale e la fine è sempre tragicamente così banale (questa segnatela, G, e tatuatela sul braccio magari, così la prossima volta ci pensi due volte prima di dar fiducia a uomini così).

Sii forte, G, perché per qualche tempo sarà tutto un “Ci dispiace tanto, non lo meritavi questo, speravamo che con te facesse sul serio”. E poi, ancora: “Che stronzo, lui: t’ha preso, t’ha illuso, t’ha usato, e poi – annoiato – t’ha messo da parte come un foulard coi teschi di McQueen ritrovato per caso durante il cambio armadio SS 2016”.

Sii forte, G, perché oltre al detestabile minuetto di pacche sulla spalla e avvilenti messaggi di solidarietà, di inviti a bevute che potrebbero farti dimenticare e profferte di sostegno emotivo, ti toccherà affrontare rimorsi e rimpianti. E quelli sì che pesano come macigni, G.

Cercherai degli alibi sia per te che per lui, ma non li troverai. Come t’è venuto in mente di credere a uno con quella reputazione? Pensavi che con te sarebbe stato diverso? Eddai, G, nessuno t’ha spiegato che bisogna diffidare di chi ti fa promesse indossando occhiali da sole (al chiuso, per giunta)? 

Quanto ne sai di cinema, G? Se Totò che cercava di vendere Fontana di Trevi era un truffatore, figuriamoci quello che t’ha promesso in regalo tutta l’Urbe – della serie “Tu chiamalo, se vuoi, megalomane”. Eddai, G, come hai potuto cascarci? Ora la smetto, perchè non intendo infierire. Fattele tu le domande, e dattele tu le risposte – quanto ne sai di Marzullo, G?

Sarà dura risollevarsi, svestire gli scomodissimi panni di chi è stato sedotto e poi abbandonato, ma prima o poi ce la farai. Ce l’abbiamo fatta tutte. Hai superato terremoti ed eruzioni; supererai pure questo Tzunami di merda. Ora pensa a te, G, solo a te. 

Vogliti bene, sbronzati per dimenticare, prosciuga il tuo conto corrente da Zara anche se non ci sono i saldi, regàlati ore e ore di massaggi – quei massaggi che da sempre ti piacciono tanto, G. E ora che l’hai scoperto, vedi di non dimenticarlo: Cavalieri si diventa, ma Signori si nasce.

E lui non lo nacque, Guido.

Ps. Quanto ne sa di Totò, signor Bertolaso?

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