Giusto il tempo di un match

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Il termine inglese “match” può significare molte cose: fiammifero, partita, accoppiamento, abbinamento, coppia. Il tempo di un match rappresenta quindi un lasso di tempo variabile tra quello che ci metto per accendermi una Camel e il matrimonio dei miei nonni. Ma oggi ho deciso di occuparmi di un altro tipo di match.

Per me, trentenne milanese single, l’iscrizione a Tinder è stata quasi una scelta obbligata, fatta una sera in cui un amico della mia coinquilina si divertiva a farmi vedere tutte le fanciulle che decideva di approvare o scartare. E se anche loro approvavano, appariva la magica scritta “It’s a match!”.

Ecco, da allora, era agosto credo, ogni 3/4 giorni ho ripetuto a me stessa di non essere adatta a questo tipo di cosa. Cioè a me il fatto che uno possa scartarmi facendo scorrere la foto della mia faccia a sinistra già mi rode, per dire. Eppure ho cancellato il mio profilo solo poco tempo fa, ho al mio attivo una serie di incontri e mi sono sempre connessa almeno una volta alla settimana per vedere cosa offriva il mercato. E in questi mesi ho capito alcune cose fondamentali; la prima è che su Tinder sembra di stare in un locale a Milano, quindi bene o male ci si conosce tutti: “ma quanto è invecchiato l’ex della Luana?” “Oh ma sai che ho trovato il mio maestro di body balance?” “Ma Tommaso non si era mica sposato?” E via dicendo, mostrando le foto alle amiche.

La seconda cosa che ho capito, e che è stata una specie di epifania, che manco Joyce a Dublino, è che tutti i maschi felici si assomigliano, ma anche tutti gli altri. Gli uomini oggi sono prevedibili come i rallentamenti tra Roncobilaccio e Barberino del Mugello. Ho sentito dire talmente tante volte le stesse frasi, che oggi potrei recitarle in piedi su una sedia durante il pranzo di Natale sicuramente meglio di come recitai “Un abete di Natale” nel 1991. “Non cerco una fidanzata” “La mia vita mi va benissimo così com’è” “Forse ci stiamo sentendo/vedendo troppo” “Rallentiamo” (Ecco, io credo che all’inferno ci sia un girone dedicato ai guidatori prudenti. Oh, guardate che mica vi danno una multa, e al massimo fate togliere i punti a vostra nonna, su).

Gli uomini che escono con una trentenne oggi si aspettano che lei si presenti alla porta con l’orologio biologico in mano, che li guardi analizzando il patrimonio genetico, mentre contemporaneamente pensa al corredo letto-bagno per il futuro nido d’amore. Ecco, se c’era una cosa, una, che non dovevate imparare da noi era questa: la paranoia. Dico, c’erano il multitasking, la resistenza al dolore, l’intelligenza emotiva, ma voi no, voi ci avete osservate per millenni per poi imparare da noi solo il sottile gusto di complicarsi la vita, di farsi mille domande inutili e senza senso, di guardare oltre la realtà dei fatti pensando (e spesso sperando) di trovarci dell’altro, il non detto, la mezza verità, la bugia. Fate una cosa: tornate indietro, rewind, dimenticate tutto questo e ritornate alla meravigliosa logica che dal punto A vi portava serenamente al punto B. Fidatevi, è meglio.

E poi ci siamo noi, che siamo così, dolcemente rintronate, sempre in preda al panico, noi che abbiamo imparato a capire così tante cose da un like su Facebook o da un hashtag su Instagram, che tra poco sono sicura verremo assunte dalla DIA per scovare i boss mafiosi in base a un sistema che incrocia i like delle donne su Facebook con la geolocalizzazione nelle discoteche della zona.

Insomma, dopo il fantomatico match la strada è tutt’altro che in discesa, nonostante le cose sembrino giustamente semplici e leggere, nell’accezione più positiva del termine, perché in fondo la semplicità è intrinseca nel mezzo. E invece, da una parte e dall’altra, la leggerezza viene spesso inquinata dalle paure, dalle ansie e dalle aspettative, a volte troppo alte, altre inesistenti.

E così un match spesso si esaurisce alla velocità con cui si esaurisce un fiammifero, altre volte dura un po’ di più, ma solo eccezionalmente raggiunge la durata del match Isner-Mahut di Wimbledon 2010. Peccato, perché una partita di tennis può essere davvero divertente.

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