Source Self Made Design 2015, apre oggi la rassegna fiorentina dedicata all’autoproduzione

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Un solo post non poteva bastare, eccoci quindi con un’edizione speciale di Funk design ancora dedicata a Source, mostra internazionale di design autoprodotto, oggi al via per rimanere aperta fino al 20 settembre a Firenze, nei suggestivi spazi di  Villa Strozzi. 70 i designer e i progettisti provenienti dall’Italia e dal mondo, distribuiti su 6 aree tematiche. Dove eravamo rimasti dunque? Proseguiamo allora il nostro viaggio attraverso le più recenti proposte self made sotto l’egida di un’artigianalità planetaria e ripartiamo dai complementi d’arredo. Sorprendente la proposta green di Paruparu collezione di oggetti che contengono piante disegnata da Roberto Maci e Lorenzo Ferrara. Qui l’elemento vegetale entra nel progetto ecosostenibile per generare benessere e per avvicinarsi sempre di più agli obiettivi indicati dal protocollo di Kyoto. Avete mai provato a sedervi su un cespuglio, beh se l’avete fatto, posso immaginare dove vi sarete ritrovati. Su ArBol, poltrona vegetale potrete provare la sensazione di lasciavi andare su una siepe, di accovacciarvi su un albero o di sdraiarvi sull’erba, riappropriandovi del contatto diretto con la natura. Con HorTable invece proverete la comodità di avere un orto in casa, pratico da coltivare, facile da mantenere e sempre pronto a trasformarsi in un funzionale piano d’appoggio per mangiare, per lavorare o studiare. G.G è la natura intesa da un punto di vista cosmico, dedicato a Galileo Galilei è un oggetto che può essere utilizzato come vaso o tavolino.

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SD è la poltroncina firmata Jeroen Serè e Claudia Dondossola, linee minimaliste che racchiudono purezza di forme e saper fare artigianale, è realizzata in rovere color wengè con finitura soft touch opaca. Con il Bruga, al secolo Andrea Brugnera, continuiamo con il complemento per approdare all’oggetto. Mombruga è una collezione che nasce da spunti quotidiani e utilizza materiali naturali e sostenibili lavorati interamente da artigiani italiani. La proposta include l’appendiabiti in legno Judo che si ispira all’arte marziale giapponese utilizzando la cintura Obi; Pion, anche questo a doppia funzione, può essere utilizzato sia come tavolino basso, sia come sgabello. Leggero, versatile, può abitare con disinvoltura ogni ambiente della casa. Il piano d’appoggio ha un fondo in feltro di pura lana, disponibile anche in tessuto eco-friendly, la struttura è in cartone alveolare riciclato disponibile in colore naturale, in bianco oppure nero. Completa la proposta Filueferru, linea di vasi realizzati in tondino di acciaio piegato e verniciato in vari colori. Hanno tutti una struttura che disegna il contorno del contenitore dell’acqua, vaso in ceramica, cemento o alluminio che sia.

 

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E allora facciamo ingresso nell’area dedicata agli oggetti, i designer di Codice hanno davvero molto da raccontare, la storia qui a Source continua con la loro Glass collection che coniuga forme contemporanee con il vetro, materiale millenario. Design evocativo affidato a sapienti ed impeccabili soffiatori, gli oggetti di questa linea sono realizzati in vetro borosilicato soffiato a lume. Ugola di Anna Maria Cardillo è un vaso porta fiori dove all’interno si scorge l’organo che dà voce all’intera composizione, Se ribaltato può diventare monofiore. Mezzaluna invece è il decanter pensato da Leonardo Rossano insieme a Debora Mansur, si distingue per la sua forma organica la cui bellezza è esaltata dalla quantità di vino contenuta. Pratico grazie all’incavo dove infilare la mano, confortevole grazie alla posizione del collo che facilita la mescita. Tempolento di Paolo D’Ippolito sta al centro di una tavola e con i suoi dodici tubi protegge e al contempo espone la frutta. All’interno dei tubi i fiori celebrano il convivio, nobilitando una cena, accarezzando la socialità. La collezione si chiude con il passare del tempo scandito da Quattro, piccolo orologio da parete in multistrato di faggio anche questo disegnato da Paolo D’Ippolito, è caratterizzato da geometrie elementari ma fortifica il carattere con la sua composizione tridimensionale: le ore sono elementi intarsiati nel quadrante e giocano al contrasto tra materia e colore.

Mezzaluna

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Agustina Bottoni, argentinian designer in Milan oltre a Glow, il vaso per il tè che abbiamo visto ieri, propone un oggetto davvero affascinante. Matecraft avvicina la tradizione sudamericana di Mate, infuso solitamente bevuto da un contenitore di zucca secca, alle potenzialità della pelle. Reinterpreta forme iconiche con materiali naturali assemblati con tecniche antiche per trasmettere magiche atmosfere sulla tavola moderna. Poi c’è Sebastiano Tonelli che presenta 25%, collezione innovativa di contenitori termici per la conservazione e il trasporto del cibo e che risveglia la tradizione nostrana della cesteria. Nasce recuperando materiali di scarto della ditta STA di Rovereto che utilizza pannelli sandwich in poliuretano e alluminio per la costruzione di canalizzazioni d’aria. 25% infatti è la quantità di materiale che viene smaltita in discarica ed il progetto che sfrutta le caratteristiche termiche e isolanti dei componenti, trasforma gli scarti in prodotto. Mauro Cazzaro e Antonella Maione per il loro brand Kanz, presentano la loro idea innovativa con doppia utilità. Voltafaccia sembra solo tagliere da parete come quelli che si usavano una volta; ma va ben oltre trovando altra ragione di esistere. Una delle due facce si riveste di laminato per diventare lavagnetta, rivoltato sul piano cucina o sul tavolo, ritorna ad essere la classica asse per tagliare.

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Salvatore Spataro porta a Firenze le atmosfere di Sicilia. Baroqeat è una collezione di 12 piatti di porcellana decorati attraverso la tecnica della decalcomania. Le grafiche raffigurate rappresentano planimetrie di chiese barocche siciliane. Sempre con lui torniamo alla luce con le Cavagne Lampslampade a sospensione in ceramica ispirate ai piccoli contenitori in canna e legno di fico che i venditori ambulanti utilizzavano per trasportare la ricotta. Nell’immaginario collettivo, questi oggetti non sono mai appesi a muro singolarmente ma a grappoli, da qui l’idea di proporre più corpi illuminanti sospesi. E per rimanere in tema illuminazione, il duo Serè Dondossola propone anche Octa, lampada da tavolo apparentemente semplice che si scopre nella sua architettura in un complesso gioco di chiaro scuro, pieno vuoto, sopra e sotto. Una forma iconica senza orientamento, senza limiti. Grazie a tre connettori, assume diverse posizioni, creando un look sempre nuovo.

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Decido di chiudere questa rassegna con l’ironia di Massimiliano Ravidà, la sua è un’irrefrenabile e continua voglia di sperimentazione in bilico tra architettura e design. I suoi sono Oggetti parassiti, nascono dall’esigenza di nuove strategie urbane cogliendo quello che già c’è in ogni città, per cercare di proporre nuovi modi per viverla. Oggetti volutamente incompiuti che si completano sole se legati a manufatti esistenti. Partiamo dall’anima, un piano sagomato e intagliato che può essere comodamente trasportato in spalla come uno zainetto. Quando lo sfili diventa Top, un oggetto del desiderio: una seduta da strada o un comodo tavolino da aperitivo metropolitano, ideale per accogliere due ottimi bicchieri di vino, ancor meglio se utilizzato come appoggio quando l’attesa alla fermata dell’autobus diventa interminabile e la pensilina è affollata. Ma c’è anche Trip, seduta per il passeggero che si attacca al telaio superiore della bicicletta, per rendere più confortevoli brevi tragitti o perché no, anche per lunghe pedalate romantiche. Entrambi in legno multistrato, il primo è modellato con fresa CNC rifinito e verniciato manualmente, il secondo è invece provvisto di un nastro per permettere l’aggancio alla bici.

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