Tempismo al cinema: arriva nelle sale Come Ti Rovino Le Vacanze

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Quando di dice “tempismo al cinema”…Warner Bros è lieta di annunciarci l’arrivo nelle sale italiane di Come Ti Rovino Le Vacanze, un’esilarante commedia della New Line Cinema, interpretato da Ed Helms (“Una Notte da Leoni”, i film) e Christina Applegate (dei film “Anchorman”), il lungometraggio segue il viaggio on the road della famiglia che abbiamo imparato a conoscere in Come Ti Spaccio la Famiglia, verso un’altra avventura piena di imprevisti. Il film segna il debutto alla regia di Jonathan Goldstein e John Francis Daley e racconta, appunto, il viaggio surreale e ricco di imprevisti che Rusty Griswold (Helms) la moglie Debbie (Applegate) ed i loro due figli intraprendono attraverso il Paese diretti al “parco divertimenti preferito delle famiglie” d’America, il Walley World.

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Chi non si è mai trovato nella situazione di fare un viaggio surreale? Con la propria famiglia o magari con gli amici. L’idea è quella di raccontarcelo sui Social utilizzando anche l’hashtag ufficiale #cometirovinolevacanze, immagino che siate un po’ curiosi di conoscere il mio viaggio “da dimenticare” per antonomasia, e naturalmente ce l’ho, è uno dei miei racconti preferiti, una di quelle esperienze al di là del tragico e del satirico, che, a ripensarci, a distanza di 10 anni, scatena ancora un misto di risate e panico.

La mia famiglia non c’entra..anzi, se avessero saputo!

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Correva l’anno 2005, precisamente l’anno del mio esame di Maturità. Dopo aver fatto 15 canonici giorni di delirio a Mykonos con gli amici più cari, decido di partire con la mia migliore amica e altre ragazze alla volta di Peschici, Puglia, Gargano. Logistica complessa perché per raggiungere la meta senza auto sapevamo di dover affrontare il temutissimo “Trenino del Gargano”, ma, suvvia, quando le leggi su Internet (e allora, Internet, non era comunque come adesso), non ci credi mai fino in fondo. Sta di fatto che parto da Milano di buon mattino, faccio tappa a Rimini a recuperare le amiche e partiamo in treno alla volta di San Severo, da qui, appunto, prosecuzione con il fantomatico trenino.

Partiamo già malissimo, una delle ragazze ha la febbre alta e a mala pena si regge in piedi. Il treno per San Severo è in overbooking, per usare un termine fighetto. Noi, che abbiamo dei biglietti con posto a sedere prenotato, non riusciamo a raggiungerli causa delirio di persone, borse, sacchi, bambini urlanti e quant’altro e siamo costrette a dividerci in due gruppi, io e la mia migliore amica facciamo 6 ore e mezza di treno sedute sulle nostre valige nel piccolo spazio che solitamente separa il vagone dal bagno e dalla porta di uscita.

Dopo questo prima rilassante tratta arriviamo finalmente a San Severo, scendiamo esauste e in cerca d’acqua, ma abbiamo solo pochi minuti di tempo prima della partenza del fantomatico “Trenino del Gargano”. Ora, non avevo mai pensato al fatto che la denominazione trenino potesse essere letterale, ma, ecco, quel che ci siamo trovate di fronte era una massa di gente che cercava di salire in un trenino non più grosso di un solo vagone della nostra metropolitana milanese. Domandandoci come saremmo mai potute arrivare vive fino a Peschici, ma con la spavalderia tipica della gioventù, siamo salite e abbiamo cercato di incastrarci tra mille persone, se necessario tenendo i bagagli sollevati sopra la testa. Dopo circa 20 minuti di percorrenza il trenino si ferma, e ci fanno scendere. Io ero convinta che, mossi a pietà, stessero risolvendo la situazione, in realtà era solo l’inizio di un incubo durato un numero imprecisato di ore: scese dal trenino ci caricano su un pullman, 15 minuti di strada, ci fanno riscendere e risalire sul vagoncino del treno e via così per 4 volte. Nel frattempo un sacco di turisti mollavano il colpo in mezzo al nulla, chiamavano disperati gli Hotel in cui erano diretti chiedendo di venirli a prendere, disposti a pagare qualunque cifra. Noi stanche, basite e senz’acqua non avevamo alternative se non quella di proseguire. Posso dirvi solo che l’ultimo tragitto con il trenino, il vagone non era più un vagone, ma un pezzetto di carro bestiame. Non sto scherzando. Il carro bestiame, quello con le saracinesche e la paglia per terra.

Come è finita? Che siamo arrivate al nostro campeggio con 4 o 5 ore di ritardo rispetto al previsto, fortunatamente un’altra amica ci aspettava già lì e aveva messo in allarme tutto lo staff che ci è venuto incontro (letteralmente) per gli ultimi 500 metri di strada a piedi perché il pullman non ha voluto lasciarci davanti all’ingresso del villaggio. Il concetto di disidratazione, incazzatura e disperazione: 6 profughe che camminavano in fila indiana su una strada provinciale con le loro valige e uno staff di animatori giovani, belli e prestanti che correvano loro incontro con bottiglie d’acqua e salviette. Immagino che per loro la prima impressione di noi sia stata quella di un gruppo di mufloni sudati, ma poi, alla fine, ne sono nate “grandi storie d’amore”, dunque, tutto sommato, avere un trascorso da vittime di una disavventura di viaggio, porta sempre a qualche frutto.

La morale di questo assurdo viaggio, 10 anni dopo è una, anzi due: non prendete mai il Trenino del Gargano e sopratutto non innamoratevi degli animatori dei villaggi turistici.

E per voi? Quale è la vostra storia da brivido o da risate a crepapelle in tema #cometirovinolevacanze Raccontatecelo sui Social o qui tra i commenti, chissà, potremmo girare un film tutto nostro, o forse sarebbe meglio di no… 🙂 Nel dubbio vi lascio con il trailer ufficiale di quello vero!

Buzzoole

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