Leggere o non leggere: questo è il problema

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importanza lettura 2

I libri fanno male. È quello che in questo giorni sta emergendo dalle notizie di cronaca. Il caso più celebre è quello del sindaco di Venezia che ha proposto la censura di alcuni libri all’interno delle scuole. In un bell’articolo Daria Bignardi smonta le tesi del suddetto politico ricordando che le favole ormai entrate nel patrimonio culturale occidentale contengono elementi molto più inquietanti, ma fondamentalmente educativi. Io che ho avuto l’ardiredi leggere Piccolo giallo e piccolo blu, libro all’indice perché potrebbe traviare le menti dei nostri figli, non ho colto il male, ma semplicemente l’intento dell’autrice di mostrare come dall’incontro di due mondi, il giallo ed il blu, possa nascerne un terzo, il verde, altrettanto prezioso. Forse però la mia mente non coglie il pericolo di questa lettura, perché è corrotta da anni di studio dell’Iliade, testo che il MOIGE vorrebbe censurare nelle parti che alludono all’amore tra Patroclo ed Achille. Ora avendo letto quel testo dall’originale, sì tutto dal greco antico quindi qualcosa a riguardo lo so, posso assicurare che non ci sia nulla di scabroso e proprio non comprendo cosa posesserci di insurrezionalista nel pianto di Achille per la morte dell’amato Patroclo: insegnare ai nostri figli l’amore, mostrare come anche un eroe figlio di Dea debba affrontare il dolore della perdita, è un male? Il problema è che quel pianto è rivolto ad un uomo e non ad una donna? Davvero pensiamo che se leggono l’Iliade (o, Dio ce ne scampi, dal Simposio di Platone!) faranno confusione di genere? Si presuppone a mio modo di vedere un meccanicismo di identificazione con il protagonista che ha dell’assurdo, come se leggendo Madame Bovary tutte le fanciulle ( perchéa quel punto i giovanotti meglio che non leggano tale romanzo prima di far confusione e decidere di comportarsi come donne ottocentesche) esclamassero “oui, Madame Bovary c’est moi” e dopodiché sposassero tutte dottori schizoidi e si ingollassero veleno per topi.

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Questo strano rapporto causa effetto per cui uno legge un libro e di conseguenza si comporta pedissequamente come il protagonista, senza riflessione, in un processo mimetico tale che neppure Aristotele nella Poetica era riuscito ad immaginare, ha dell’assurdo e presuppone che l’alunno sia completamente scevro di qualsiasi personalità ed inclinazione naturale e perciò come una marionetta pronto a comportarsi e ad avere gusti ed interessi identici ad un personaggio di fantasia, che sia di un libro o perchè non di un film. Mi chiedo allora cosa possa essere successo ai trentenni di oggi che da piccoli guardavano l puffi, Lady Oscar o Georgie, che lì tra Puffi Vanitosi, donne vestite da soldato e fratelli non fratelli, di confusione ce n’era più che in un girone Dantesco.
Perché se i libri sono pericolosi, lo è tutto ciò che il bimbo ha di fronte ed allora cosa è meglio fare? Educare o mettere sotto campane di vetro? Fornire strumenti interpretativi per comprendere o fare un falò di libri pericolosi e sovversivi? Sperare di trovare bravi insegnanti o condannare quelli che mostrano la complessità della realtà come se fossero dei novelli Giordano Bruno? Aiutare i nostri figli a crescere accogliendo le loro inclinazioni oppure reprimerle? Io una risposta a queste domande sono riuscita a darmela e spero di crescere due donne capaci, intelligenti e felici con gli altri e soprattuttto con se stesse e se un giorno mi chiederanno di Achille, narrerò loro le sue gesta, la sua ira e il suo amore per Patroclo, narrerò loro di un eroe, dell’amore e della morte, insomma della vita, la vita narrata nei libri, oggetti pericolosi solo per chi non li legge.

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